Comunicato Stampa – Meritocrazia e trasparenza nell’impiego del personale militare. Intervengo il Ministro Crosetto

Comunicato Stampa – Meritocrazia e trasparenza nell’impiego del personale militare. Intervengo il Ministro Crosetto

LAVORO: SINDACATO UNICO DEI MILITARI. MERITOCRAZIA E TRASPARENZA NELL’IMPIEGO DEL PERSONALE MILITARE DELL’ESERCITO. INTERVENGA IL MINISTRO CROSETTO.
Continuiamo a ricevere segnalazioni dai nostri iscritti in merito ai recenti provvedimenti d’impiego che interessano trasversalmente il personale militare dell’Esercito. Trasparenza e meritocrazia sono dei principi virtuosi che vengono ripetuti come giaculatorie ma difficilmente poi hanno una concretezza o vengono del tutto applicati. Siamo consapevoli che in materia d’impiego non si possa per legge intervenire direttamente, ma come abbiamo fatto in passato e anche recentemente non possiamo non raccogliere il grido di disagio che ci arriva dalle nostre colleghe e dai nostri colleghi.
In particolare, ricordiamo che in occasione dell’ incontro con il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, dell’8 giugno scorso, avevamo evidenziato alcune criticità in merito all impiego del personale, sintetizzate anche in un documento consegnato alla citata Autorità militare che in sede di riunione aveva affermato che “in tema di impiego e trasferimenti siamo indietro si deve migliorare pur riconoscendo le esigenze della forza armata”. Tuttavia, le ultime procedure che limitano la possibilità di visionare la graduatoria finale delle istanze di parte dei Sottufficiali, è stata percepita come una beffa. Infatti i provvedimenti sono visibili solamente per macroarea all’interno del sistema gestionale Esercito (SIGE) in forma centralizzata. In pratica, attraverso gli operatori di sistema si potrà accedere alla propria area personale, per verificare la sede di assegnazione senza potersi confrontare con gli altri colleghi.
Comprendiamo che si potranno sollevare dei dubbi sul rispetto della privacy, ma crediamo che un giusto equilibrio tra trasparenza e riservatezza vada ricercato. Per non parlare poi delle prime assegnazioni delle nostre colleghe e i nostri colleghi graduati, dove sono stati evidenziati dei casi di personale con prole in tenera età strappati dalla sede di servizio vicina alla famiglia d’origine, per vedersi proiettare in nuove città dove iniziare una nuova vita, con una situazione economica da monoreddito e senza la benché minima possibilità di poter richiedere e ottenere un alloggio di servizio. Quale sarà la soluzione? Innescare le richieste di godimento dei benefici di cura e tutela dei minori e della Genitorialitá (art. 42 bis). Non si poteva evitare visto che nella sede di servizio vi erano carenze organiche? Diversamente, sembrerebbe che personale non sposato sia poi stato trasferito in una sede vicina a quella d’origine o altri addirittura in sedi dichiarare sovralimentate. Converrete con noi che tale situazione crea disagio e frustrazione nei diretti interessati e nelle rispettive famiglie. Sembrerebbe quindi che nel rispetto del “culto della sofferenza”, abbiamo stravolto anche delle buone pratiche del passato che vedevano tutelati quei nuclei familiari con minori. Per non parlare poi di chi da una sede dove ha la possibilità di accudire un familiare disabile, viene trasferito a distanza e deve ricorrere alle tutele sociali normate con relative limitazioni d’impiego operativo. Non ultimo poi, l’applicazione di procedure di trasferimento d’autorità “punitive” configurabili come disapplicazione del principio giurisprudenziale del ne bis in idem, con stravolgimenti della vita di un nucleo familiare coeso con limitazioni economiche per situazioni reddituali non adeguate per vivere in una grande città.
Forse è arrivato il momento di ripensare alle politiche d’impiego che ricordiamo, si essere un ordine, ma che ha delle ripercussioni sulle vite delle nostre famiglie.
Torneremo sull’argomento nei prossimi giorni, raccontando momenti di vita vissuta personalmente, dichiara il Presidente del S.U.M..
È da anni che auspichiamo LA FINE DEL CULTO DELLA SOFFERENZA E L’ATTUAZIONE DI UN IMPIEGO CHE TENGA ANCHE CONTO DELLE LEGITTIME ASPETTATIVE DEL PERSONALE MILITARE E DELLE LORO FAMIGLIE.
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