Comunicato Stampa – Servizio: Strade Sicure?

Comunicato Stampa – Servizio: Strade Sicure?

SERVIZIO: STRADE SICURE? SINDACATO UNICO DEI MILITARI, PRENDIAMO LE DISTANZE DA CHI CREA CONTRAPPOSIZIONE TRA FORZE ARMATE E FORZE DI POLIZIA. LA NOSTRA RIFLESSIONE VA BEN OLTRE.
Strade Sicure? Ma siamo sicuri?
Abbiamo scelto un titolo provocatorio per parlare di un argomento che sta facendo tanto rumore tra le fila dei nostri iscritti e del personale dell’Esercito, a seguito della decisione del Governo di aumentare il numero dei militari che operano ogni giorno per rendere le strade italiane sicure.
Partiamo dal fare una riflessione da militari: quando s’impiega lo strumento militare solitamente la prima cosa che si fa è definire una missione, che possiamo considerare raggiunta soltanto quando si è raggiunto l’obiettivo finale, l’end-state (direbbero i colti cultori della lingua anglosassone).
Quindi, come facilmente deducibile dal nome dell’operazione “Strade Sicure”, la stessa è una HSO (Homeland Security Operation) – scusate sempre gli inglesismi NATO, ma certi temi vanno trattati con un linguaggio chiaro agli operatori del settore – che ha come end-state quello di rendere sicure le strade del bel Paese.
Ovviamente non si può che concordare, da cittadini italiani, che un simile obiettivo non può che essere condivisibile da chi il bel Paese lo vive e a maggior ragione, di chi lo serve vestendo una divisa. Ma ritornando alla nostra provocazione, quello che ci chiediamo è se le strade del nostro bel Paese, possono considerarsi veramente sicure, e quanto ancora si dovrà lavorare per raggiungere l’end-state.
Come sappiamo, l’“Operazione “Strade Sicure”, iniziata nel 2008, ha la finalità di prevenire e contrastare la criminalità e il terrorismo mediante attività di pattugliamento e vigilanza a siti e obiettivi sensibili in concorso o congiuntamente alle Forze di Polizia. Nel 2022 il contingente dell’operazione, in linea con i provvedimenti governativi relativi all’emergenza Covid19, ha mantenuto la connotazione emergenziale con 753 unità aggiuntive fino al 31 marzo ed ha subito successivamente un parziale ridimensionamento nella componente “ordinaria” per effetto della Legge di Bilancio 2021, passando da 6.000 a 5.000 unità a partire dal 1° luglio. Ciò ha consentito di riportare un’aliquota consistente di personale alle precipue attività addestrative, orientate al combattimento. Parola che ricordiamo sollevo’ non poche perplessità quando all’inizio del conflitto russo ucraino, circolo’ una lettera dello Stato Maggiore dell’Esercito che faceva riferimento a tale precipua attività.
Inoltre, i documenti ufficiali riportano che “I fattori chiave per il successo dell’operazione – che tutt’oggi rappresenta l’impegno più oneroso dell’Esercito in Patria in termini di uomini, mezzi e materiali – sono rappresentati dalla tempestività di intervento, dalla capacità di rimodulazione del dispositivo in base alle esigenze e dalla capillare distribuzione delle unità sul territorio nazionale”.
Orbene, la prima cosa che ci invita a riflettere è che l’Operazione è stata avviata nel 2008, per cui se dopo 15 anni ancora non abbiamo (come Paese) raggiunto l’obiettivo di rendere le strade “sicure”, vuol dire o che nel 2008 avevamo un bassissimo livello di sicurezza nelle nostre strade, o che la criminalità è andata via via aumentando e quindi gli sforzi delle nostre Forze di Polizia non sono mai bastati a porre rimedio a questa piaga sociale, tale per cui ci si è ritrovati in una perenne situazione di necessità e urgenza a cui si è riusciti, come Sistema Paese (ora è in voga chiamare così la buona politica), a porre rimedio soltanto con il ricorso alle Forze Armate.
Il secondo dato che però ci invita a porci altri dubbi, è il fatto che questa Operazione è stata finanziata di anno in anno con delle Leggi di bilancio (15 fino ad oggi), per cui il Sistema Paese (la famosa buona politica) negli ultimi 15 anni invece che investire nelle Forze di Polizia in maniera da renderle capaci di garantire la sicurezza delle strade del bel Paese in autonomia, lasciando l’impiego dello Strumento militare in HSO ai casi di necessità e urgenza (vds pandemia, terra dei fuochi, terremoti e calamità naturali) ha investito in una soluzione che resta di contingenza, in quanto sebbene tra i compiti assegnati per legge alle Forze Armate rientri la 4a missione (concorsi e compiti specifici), questi concorsi si limitano ai casi di necessità e urgenza” con la conseguenza che ha logorato uno Strumento, quello militare, che dovrebbe avere come focus l’efficienza dei propri uomini, mezzi e materiali per fornire una risposta seria e immediata in caso di conflitto, per non trovare comunque una soluzione strutturale al problema della carenza organica delle Forze di Polizia. E tutto ciò con la conseguenza che si è snaturalizzato il soldato, rendendolo un agente di pubblica sicurezza a basso costo, che invece di far alloggiare in ricoveri decenti si può “depositare” nelle caserme da ristrutturare, garantendogli un “sacchetto viveri” (o di egual misura nelle cd. mense militari) e una diaria che a malapena gli consente di coprire i costi per raggiungere il Friuli (dove abitualmente vive) in quelle 48 ore di smontante dall’operazione che solitamente svolge a Lampedusa (l’esempio è un po’ ingrossato, ma non molto lontano dalla realtà).
Diciamolo pure, questa Operazione serve poi da riferimento normativo flessibile per poter incrementare o diminuire il contingente annuale in funzione delle esigenze del momento. Una sorta, come abbiamo detto, di manovalanza a basso costo da impiegare anche per esigenze dell’Expo di Milano. (Tutti ricorderemo, specialmente i colleghi che ci hanno dormito, le tende allagate dove stazionavano i soldati impiegati la sicurezza dell’esposizione internazionale, quando i colleghi delle forze di polizia avevano la possibilità di alloggiare in strutture ricettive alberghiere). Pertanto, non possiamo non soffermarci sulle condizioni alloggiative ancora oggi carenti, sul tipo di equipaggiamento inadeguato per la tipologia di impiego, per un trattamento economico carente per la gravosità del servizio. Tutte cose comunque segnalate dai nostri iscritti e evidenziate dettagliatamente dal S.U.M. nel documento inviato al Ministro prima dell’incontro dell’8 luglio.
Agli “inginocchiatori seriali” chiediamo, quindi, anche maggior rispetto della dignità dei nostri soldati.
Comunque, il dubbio che alla fine ci rimane, è: ma le nostre strade, sono veramente sicure?
Attendiamo una risposta dal Nostro Sistema Paese.
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